(Estella Canziani nel 1928 racconta il suo viaggio alla scoperta dei paesaggi e dei costumi abruzzesi, dandone sia una descrizione che una rappresentazione in disegni e quadri molto intensa. Scrive a proposito del suo arrivo nei pressi di Mascioni: “Eravamo giunti intanto sotto l’ombra del viale di platani che porta dritto al cuore della città. Era stato giorno di mercato, sparsi in giro per tutta la piccola piazza cesti di pomodori e frutta. V’erano due fontane (…) e le donne ininterrottamente andavano e venivano con le loro conche piene d’acqua sul capo…”. (Estella Canziani, Attraverso gli Appennini e le terre degli Abruzzi, Andrea Livi Editore, Civitanova Marche 1928).

TELAI E PANNILANA

I luoghi della tessitura tra Abruzzo e Lazio
Un trait de union legato a questa parte del territorio montano della Laga e sicuramente la lana.
La lana delle pecore trasformata e filata a seconda dell’uso.
Il periodo indagato è l’inizio del secolo scorso, e ogni piccolo posto si autoreferenzia per la bellezza l’utilità e l’unicità di un tessuto realizzato a telaio (Assunta Perilli).

Estella Canziani, Pastore (1913)
Estella Canziani, Nonna a Mascioni (1913)
Estella Canziani, Filatrice (1928)

Prima tappa

Mascioni, frazione del comune di Campotosto, è un paese molto interessante dal punto di vista etnografico rimasto più di altri appartato rispetto al resto del territorio, non essendo luogo di passaggio bisognava per forza andarci di proposito. Così, infatti, fece nel 1913 Estella Canziani, una viaggiatrice inglese che in compagnia di suo padre fece un lungo viaggio nell’Appennino trascorrendo proprio ad Amatrice tre settimane. Acquerellista, etnografa e antropologa, Canziani ha saputo cogliere momenti di vita quotidiana così interessanti da poterli considerare veri e propri documenti. Non sfuggì al suo acume la bellezza dell’abito delle mascionare. La cura dei dettagli rendono queste improvvisate modelle delle immortali testimoni di quella cultura svanita presto per il desiderio di ‘modernità’. Le mascionare sono spesso menzionate per la vivacità dei colori delle loro gonne, il rosso ad esempio regna sovrano, e anche per la particolarità dei fazzoletti a fiori in un territorio dove, invece, regnava il bianco candido, questa eccentricità poi la ritroviamo anche nell’oreficeria, tanto che il territorio circostante per invidia o per scherno le paragonava ai costumi della cultura Rom (Assunta Perilli).

Seconda tappa

Essendo il paese più grande del territorio ha avuto una documentazione più ampia e ha quindi maggiori testimonianze riguardanti abitudini e mode. La testimonianza orale per Campotosto l’ho avuta dalle “nonne” della tessitura (classe 1913, 1922, la più giovane), per questo spesso mancano testimonianze fotografiche appropriate. In un luogo di alta montagna con viabilità non sempre comoda e con scambi commerciali periodici soprattutto nei periodi estivi, la lana è senza dubbio la materia prima più usata sia nell’abbigliamento che nell’arredamento. Un capo che le renderà sempre orgogliose di averlo indossato è ‘lu varnegliu’, una gonna di lana con ordito di lino o cotone, a righe verticali che si ripetono ogni 20 cm. Dopo la tessitura veniva portata a Montereale (AQ) per essere “valegata”, infeltrita, infine cucita con una serie di pieghe molto fitte. Il risultato finale è bellissimo, ma pesantissimo (Assunta Perilli).

Dipinto

Terza Tappa

Poggio Cancelli, a sei km da Campotosto, si attraversa sulla strada per andare ad Amatrice.
È degno di nota Il grembiule “a’ pintanelle”. Molto di moda anche a Campotosto tanto che non si è mai capito chi lo avesse copiato da chi. Realizzato a telaio con soli 2 licci, è da considerarsi una prodezza tessile dove spesso i fili necessitano di essere passati a mano (come si fa con gli arazzi), il motivo a’ pintanelle che non è altro che una sorta di spolinato, dove l’ingrediente più interessante è la fantasia della tessitrice desiderosa di tessere il grembiule più bello della vicina di casa. In questa aria di tacita sfida si realizzarono capolavori unici alimentati da pazienza e sapienza (Pezzi unici e irripetibili che adoro!) (Assunta Perilli)

Pannilana

Ad Amatrice, invece, l’abbigliamento è abbastanza conforme con il resto della montagna, la lana si presta invece nella realizzazione delle coperte a quadri, la tessitrice Rita (di cui 20 anni fa ancora qualcuno si ricordava) realizzava le famose coperte a quadri della Laga a sei licci, prodezza tessile poco diffusa in questo versante della Laga e diffusissimo nel versante teramano più aperto al commercio e con reti viarie più comode (Assunta Perilli).